Allora c’è posto per tutti. Accanto al tecnico che regola alla perfezione tutti i meccanismi di esposizione e produce scatti immacolati, c’è l’esplorativo sempre a caccia di nuove idee, c’è l’umanista che sa fare la letteratura dell’immagine, c’è il sociologo che ci punge la coscienza con i suoi volti di miseranda tragicità…

E’ la grande allegoria del palcoscenico del mondo.

L’anamnesi fotografica ci conduce a Niepce e a Daguerre, che misero a punto un procedimento per fissare in modo permanente su una lastra metallica le immagini della realtà. Fin dal 1840 la tecnica fotografica permise di ritrarre persone e cose, solo nel 1902, in America, la fotografia cominciò ad essere considerata al pari delle altre arti, grazie a A. Stieglitz, la cui attività fu importantissima per l’evoluzione del linguaggio fotografico. Oggi, usata ed abusata, la fotografia si è infiltrata nella cultura consumistica dell’immagine, ancella della massificazione e della globalizzazione. Un segno indelebile dei tempi? No. C’è ancora posto per un discorso etico, sociale e ludico.

A Seriate, nel nostro piccolo gruppo si vive, si discute, si cresce insieme. Durante le riunioni si sono fatte piccole esperienze, passi in avanti, l’importante è l’interazione, starci dentro tutti, maestri e apprendisti.

Il responsabile, Vezzoli, è un vero tutor, ci segue tutti dal micro al macro, ci spinge alla realizzazione, mai alla competizione .

Carminati ha fatto dimostrazioni col banco ottico, Brembilla su come ritoccare a colori le foto, Mangili sulle tecniche di foto subacquea. Serturini sul trasferimento d’immagine con trielina, Vegini sull’uso della Polaroid, ecc.

L’importante è allargare l’orizzonte culturale, come tessuto intrinseco della mente.

Sono state organizzate visite a mostre fotografiche (Verona, Cesano Maderno, Cinisello, Venezia…) senza grosse formalità: si propone, si discute, si parte, poche macchine e un gruppo unito, un tempo ritagliato al lavoro…poi ci si confronta animatamente.